L’uccisione di Nasrallah: Netanyahu sta provocando l’Iran perché entri in guerra

In seguito ad un imponente bombardamento aereo che ha colpito il distretto di Dahieyeh, a Beirut, l’esercito israeliano è riuscito ad assassinare il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ed altri ufficiali di alto grado dell’organizzazione. Sembra che il comandante del fronte meridionale di Hezbollah, Ali Karaki, sia stato anch’egli ucciso nell’attacco. Netanyahu ha ordinato personalmente questo bombardamento e sta chiaramente provocando sia Hezbollah sia il suo principale sostenitore, l’Iran, per spingerli ad entrare in una guerra totale contro Israele. Questo pericolo è oggi più vicino che mai.

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Il governo americano ha prontamente annunciato di non avere nulla a che vedere con l’attacco, sebbene gli israeliani abbiano dichiarato invece che ne erano stati informati anticipatamente. Rimane il fatto che i missili utilizzati per uccidere Nasrallah nell’attacco di ieri [articolo del 28/09, NdT] sono stati forniti dagli Stati Uniti. Qusti ultimi possono tentare di prendere le distanze, ma chiunque può scorgervi lo zampino dell’imperialismo americano.

A parole, si esprimono a favore di un cessate il fuoco ma, ogni volta che Israele porta a termine uno dei suoi sanguinosi attacchi, sa che può contare sull’incrollabile appoggio americano. Biden e il suo governo – assieme a tutti i governi occidentali che appoggiano il cosiddetto “diritto di Israele alla difesa” – sono ricoperti dalla testa ai piedi del sangue di decine di migliaia di palestinesi. Adesso, stanno aggiungendo il sangue dei libanesi.

Il massimo che le potenze imperialiste occidentali, con gli Stati Uniti in testa, sono disposti a fare è parlare di pace, suggerire cessate il fuoco temporanei, mentre piangono lacrime di coccodrillo per la morte e la distruzione scatenata da Netanyahu e dal suo governo.

Ma non smetteranno di fornire armi e aiuti militari ad Israele, che rappresenterebbe l’unica maniera concreta di indebolire la macchina bellica sionista. Gli Usa continueranno ad appoggiare Israele anche se ciò dovesse significare vedere l’intero Medio Oriente impantanato in una guerra regionale. Continueranno a difendere Israele anche se le sue azioni rischiano di avere conseguenze disastrose per le persone che vivono nella regione e persino per il mondo intero.

Israele viene spesso definito “Stato terrorista” dai manifestanti di tutto il mondo. I sionisti si sentono profondamente offesi da ciò e accusano di terrorismo Hezbollah in Libano e il popolo palestinese. Qui dobbiamo essere chiari: sono i palestinesi ad essere oppressi – sono loro ad aver subito espulsioni di massa dalla propria terra natia; sono loro ad essere stati costretti a vivere in campi profughi; sono loro ad aver subito stragi di massa in numerose occasioni. E il nome dello Stato oppressore è Israele. Si tratta di uno Stato che ritiene di avere il diritto di bombardare e distruggere, di uccidere e menomare, pur di mantenere gli oppressi al proprio posto.

Piace loro descriversi come “persone civili” e non gradiscono essere chiamati terroristi. Ma come altrimenti si può descrivere ciò che è accaduto ieri? Gli attacchi aerei hanno colpito quartieri densamente popolati a sud di Beirut, la capitale del Libano. Più di 800 persone sono state uccise nel corso della settimana passata, molti dei quali civili, e almeno 250mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case.

La Valle della Beka’ ha anch’essa subito un pesante bombardamento, che ha costretto migliaia di persone ad abbandonare l’area. Secondo un articolo del New York Times: “Dove una volta c’erano fabbriche, negozi e case, ci sono cumuli di palazzi carbonizzati, travi ritorte e vetri in frantumi. Cespugli di arbusti dal colore verde smeraldo sono ricoperti da una patina di cenere e i cavi elettrici – divelti dai pali per le esplosioni – penzolano sopra la strada, dondolando nella brezza.”

Nel nostro articolo di ieri abbiamo sottolineato come l’Iran abbia dimostrato estrema moderazione di fronte a provocazioni costanti. I media occidentali ritraggono sempre l’Iran come l’aggressore e Israele come la vittima. Ma qui l’aggressore è Israele. È il governo israeliano, guidato da Netanyahu, che vuole una guerra totale nella regione. Questo è stato chiarito molto nettamente nel discorso di Netanyahu alle Nazioni Unite, venerdì.

Se si ascolta Netanyahu, non si può avere alcun dubbio sulle sue intenzioni. Egli è deciso a continuare la guerra contro Hezbollah.

“Finché Hezbollah sceglie il cammino della guerra, Israele non ha scelta e Israele ha tutto il diritto di eliminare questa minaccia”, ha detto. “Continueremo a colpire pesantemente Hezbollah finché tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti.”

Netanyahu ha anche minacciato direttamente l’Iran, e l’intero Medio Oriente, dicendo: “Non c’è un luogo – non c’è un luogo in Iran – che la lunga mano di Israele non possa raggiungere. E questo è vero per l’intero Medio Oriente.”

Herzi Haveli, capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, ha chiarito oggi che gli attacchi di ieri non segnano la fine della campagna di bombardamento di Israele dicendo: “Questa non è la fine del nostro arsenale militare. Il messaggio è semplice a chiunque minacci i cittadini di Israele: sapremo come stanarli.” Questo non è il linguaggio di chi cerchi la pace, è il linguaggio della guerra totale.

Il fatto che l’esercito israeliano abbia inviato messaggi agli abitanti di Dahiyeh a Beirut dicendo loro di evacuare la zona e di spostarsi in altre parti della città è indicativo dei loro piani per i prossimi giorni. Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, ha detto molto chiaramente: “Siamo pronti ad una maggiore intensificazione? Sì” – ha detto, aggiungendo – “le nostre forze sono in massima allerta.”

Il regime iraniano non vuole una guerra regionale. Le risposte commisurate di Hezbollah all’aggressione israeliana dimostrano che neanch’essi vogliono innalzare il livello dello scontro militare. Vogliono mantenere il conflitto al livello in cui si è assestato nel corso dell’anno passato, fatto di schermaglie e bombardamenti “botta e risposta” lungo i confini.

Gli imperialisti, in particolare gli europei, non vogliono una guerra regionale, poiché ne comprendono le conseguenze disastrose per loro stessi. E tuttavia la situazione sta precipitando in direzione di ciò che tutti temono.

I Comunisti Rivoluzionari distinguono sempre tra gli oppressi e gli oppressori e si schierano dalla parte dei primi. I guerrafondai oggi sono Netanyahu, Biden, Starmer, Macron e tutti gli altri leader dell’Occidente. Per fermare le politiche guerrafondaie non basta rivolgere loro appelli alla pace. Sarebbe come fare appello al diavolo ad estirpare il peccato. Non ascoltano. Devono essere cacciati!